7 Febbraio 2020, Palazzo del Quirinale. Si è tenuta la cerimonia per il conferimento della carica di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana ad Emanuela Evangelista.
“Per il suo costante impegno, in ambito internazionale, nella difesa ambientale, nella tutela delle popolazioni indigene e nel contrasto alla deforestazione” queste le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per Emanuela Evangelista.
Una cerimonia indubbiamente toccante ma anche gratificante per l’attivista romana, venuta in Italia appositamente dal Brasile per il conferimento dell’onorificenza. “Sono molto emozionata e felice di essere qui – ha affermato Emanuela – questo titolo non è solo mio ma di tutta l’associazione e dei nativi che si impegnano costantemente in questo enorme lavoro. Tutto questo ci spingerà a fare di più ma è necessario che l’Italia e gli italiani prendano coscienza della grande responsabilità che abbiamo nella distruzione in atto. Per questo ringrazio il Presidente Mattarella per la sensibilità nell’individuare l’urgenza di un tema che ha bisogno di attenzione continua, non passeggera, e da cui dipende il futuro dell’umanità”.
Membro della Species Survival Commisson (SSC) dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), Emanuela Evangelista è inoltre Presidente di Amazônia Onlus, con sede a Milano e Vice Presidente dell’associazione Trentino Insieme, con sede a Trento.
In Amazonia dal 2000, Emanuela vive nel piccolo villaggio di Xixuaú, sulle sponde del Rio Jauaperi, nel cuore della foresta. “Il nostro lavoro mira a sradicare la povertà – spiega – al fine di ridurre la tendenza alla migrazione urbana, tipica della regione. Operiamo per offrire salute, formazione, lavoro, reddito e uno sviluppo sostenibile ai nativi, indispensabili guardiani della foresta. Le popolazioni indigene hanno sempre avuto bisogno della foresta per sopravvivere ma la foresta oggi, nello scenario attuale, ha bisogno dei suoi abitanti per rimanere in piedi”.
Fondamentale il ruolo dell’ecoturismo che, insieme alla raccolta sostenibile di frutti della foresta, all’artigianato e alla ricerca scientifica, costituisce un’importante fonte di reddito per numerose famiglie. Formazione di tecnici sanitari e agricoli, corsi di gestione, di leadership, di informatica e di lingue, pozzi artesiani, orti comunitari e missioni mediche e, in più, scuole, connessione internet, battelli e motoscafi per uscire dall’isolamento e poter avviare nuove attività. Molteplici anche le opportunità di intercambio culturale attraverso viaggi in altre regioni dell’Amazzonia e del Brasile ma anche in Europa e in Africa.
Nel 2018 quest’area di 600 mila ettari di foresta tropicale protetta e volta all’uso sostenibile dei nativi (circa 1000 persone distribuite in 14 villaggi), è stata riconosciuta come Parco Nazionale (Riserva Estrattiva del Basso Rio Branco e Rio Jauaperi), diventando simbolo di conservazione e lotta al caos climatico.
“L’Amazzonia rischia di diventare savana in soli 15 anni. Il mio appello agli italiani – conclude la biologa – è ad agire. Siamo ancora in tempo, ma dobbiamo agire ora. Abbiamo le risorse economiche e le tecnologie necessarie e per invertire la rotta e riportare il pianeta in zona sicura. Ma non stiamo andando abbastanza veloci. É necessario che i cittadini e tutti i consumatori italiani facciano pressione”.